mercoledì 18 novembre 2015

«Hai una capra?»




Lo stato di emergenza giustifica certe restrizioni temporanee alle libertà. Ricorrervi significa darci i mezzi di ristabilirle pienamente.

Eccoci qua, in pieno shtetl*.

*
Un vecchio ebreo va dal suo rabbi a lamentarsi: «Non ce la faccio più, rabbi, vivo in una stanza insieme ai miei figli, mia moglie e tutta la mishpoche».
«Hai una capra?», domanda il rabbi.
«Sì, sì, ce l'ho!»
«Perfetto: prendila con te nella stanza».
Il povero ritorna a casa e accoglie la capra nella sua stanza.
Una settimana dopo si precipita dal rabbi, infuriato.
«Ho fatto come mi ha detto, ho preso in casa pure la capra, ma adesso è peggio di prima».
«Hai dei polli?»
«Sì, ne ho tre».
«Prendi anche loro in casa tua».
«Ma rabbi, mi prende in giro?»
«Fa' come ti dico!»
Il pover'uomo fa come gli dice il rabbi e fa anche entrare i tre polli.
Qualche giorno dopo ritorna dal rabbi, disperato: «È un inferno, non ce la faccio più! Io, mia moglie, i figli, i suoceri e per giunta una capra e tre polli, tutti in una stanza!»
«Togli la capra», risponde il rabbi, «e starai meglio».
Quanche tempo dopo l'uomo ritorna dal rabbi e gli dice: «Rebbe, sa, va un po' meglio, però quei tre polli sono una tortura e noi stiamo stretti e...»
«Togli anche i polli», dice il rabbi e l'uomo, salutatolo, ritorna a casa.
Di lì a qualche giorno il rabbi vede venirgli incontro l'uomo raggiante.
«Rabbi», esclama, «non c'è uomo più saggio di lei: la mia casa è diventata un vero paradiso!»

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